Le Pietre Dei Giganti nascono nel 2016 ed esordiscono nella scena musicale pubblicando un EP autoprodotto, “Fanno Male!”, registrato in presa diretta al Boomker Sound di Firenze, in cui sperimentano un sound ruvido “con largo uso di fuzz, frequenze basse e cantato in italiano”. Dopo l’EP d’esordio la band viene messa sotto contratto da Overdub Recordings e comincia a farsi conoscere grazie ad alcune date in Toscana ed in Piemonte,  poi si chiude in studio e lavora al primo lavoro di lunga durata. Il disco d’esordio, “Abissi”,  è uscito il 15 Novembre 2019, è stato registrato presso il Monolith Recordings studio (Vitulano, BR) e vede alla produzione Filippo “Phil Liar” Buono (Teverts, Slow Nerve, Fukjo, I Maiali…). L’album e stato anticipato dalla  pubblicazione del singolo “Vuoto” e da due videoclip: “Greta” e “La canzone del sole”.

Le Pietre Dei Giganti, (LPDG), sono quattro ragazzi dell’area fiorentina, Lorenzo Marsili (Voce & Chitarra),  Francesco Utel (Chitarra & Cori), Niccolò Pizzamano (Basso), Francesco Nucci (Batteria & Campionamenti), che si presentano con un primo album introspettivo, affrontando temi interiori e personali che secondo quanto dichiarato dalla band “…. non si tratta solo di angoscia esistenziale o di insicurezze, nemmeno di lamentarsi o di chiarire un punto di vista; si tratta di andare a fondo, di tuffarsi dentro al proprio lato oscuro, nell’insofferenza, nel senso di annegamento, nelle tragedie che non riescono a trovare una spiegazione logica.”

La breve “Vuoto”, sound ruvido e ritmo scandito da un drumming regolare e potente, molto rock n’ roll, riscalda i motori e apre il lavoro. Con “La Lente dell’odio”, inizia il viaggio, è forte il senso critico verso la società attuale e dei malesseri che la contraddistinguono, e da qui che comincia la discesa nelle profonde trame interiori raccontate dal disco, insinuandosi musicalmente in sentieri vicini allo stoner rock e all’alternative degli anni novanta (….ma c’è molto altro nel background musicale delle Pietre…); è un sound, il loro, che “emerge dal profondo”, soprattutto quando i quattro fiorentini, ingranano la quarta e scaldano i loro amplificatori alzando il volume, ma il tocco che fa salire molto il tenore dei loro pezzi, è quell’impostazione psichedelica nelle melodie che si lega perfettamente al contenuto dei testi, creando un’atmosfera cupa, ma piacevolmente avvolgente; e poi c’è una eccellente impronta chitarristica, sostenuta con attenzione dalla sezione ritmica che si sposa perfettamente con la voce profonda di Lorenzo Marsili.

Con la bella  “Greta” emerge e si presenta definitivamente lo stile di questa band, il sentiero che piace percorrere ai LPDG, il racconto e il pathos di un disco irrequieto ed introspettivo che passa per un approccio libero e senza schemi, affrontando in questo caso temi delicati di coppia e quotidianità.

C’è originalità nei contenuti di questo esordio ed i nostri la riescono a gestire senza cadere, soprattutto negli episodi più importanti del disco, nella spersonalizzazione della loro musica: hanno un’idea precisa e con questo lavoro l’hanno realizzata.

Con “La Canzone del Sole” e “DMA” la band si sposta su sentieri più vicini all’heavy rock, dove il gruppo fiorentino riesce a liberare una grande dose di energia attraverso un sound molto granitico, sembrano essere gli episodi più vicini alla classica forma canzone, ma la loro firma stilistica è comunque inconfondibile.

Nella lunga title track, il senso di annegamento e di mancanza di soluzioni è profondo, il sound introspettivo presente nel disco diventa più cupo, atmosfere pesanti, quasi alla ricerca di una coerenza con l’indagine interiore che è portata avanti all’interno dell’album. Riff potenti e rocciosi si alternano a spunti riflessivi, mai scontati, mai ripetitivi, piuttosto imprevedibili, ma intriganti e accattivanti all’ascolto.

La solitudine e l’insoddisfazione sono i temi della lunga “Mattine Grigie”, imprevedibile, nevrotica e con un ottimo lavoro sia sulle parti di chitarre che sulla parte ritmica: non passa in essa inosservata l’interpretazione vocale di Marsili: è un pezzo tra i più belli del disco.

Dopo il farsetto di “Stasi” che si distende su un potente tessuto sonoro torrido vagamente blues, interpretato deciso secondo lo stile ruvido e concreto dei LPDG, il disco si chiude con un altro bellissimo pezzo, “Trieste (la casa vuota)”, che unisce nel suo crescendo, mai scomposto, il lirismo di Lorenzo Marsili con una coda da brividi quasi liberatoria, quasi a segnare la fine del viaggio nella profondità degli abissi, con la ritrovata consapevolezza di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, dei limiti, delle sofferenze e dell’impotenza dell’uomo di fronte ad alcuni aspetti della vita e del suo essere.

LPDG sono una band che sicuramente dirà la sua, ci sono le parole e la musica a confermare un prodotto eccellente, ottimo lavoro agli strumenti, grande voglia di sperimentare e uscire dagli schemi; un lavoro e uno studio approfondito su un sound che prende dalla cultura rock più energica, ma non vuole esserne una copia esatta; qui non si studia il modo di catturare l’ascolto, ma si vuole comunicare con l’intensità giusta concetti che appartengono a noi tutti, si lavora su un tessuto culturale italianissimo che vuole dimostrare che ci sono generi musicali che non sono prerogativa solo di alcuni territori ed alcune lingue, che in Italia c’è ancora voglia di cantare le proprie riflessioni e i propri stati d’animo con l’attitudine rock che si porta sottopelle…. Perché dentro di noi un abisso c’è, spesso è inesplorato, spesso è necessario conoscerlo, spesso è necessario accettarlo… la musica può aiutarci, il rock anche di più…. LPDG ce lo dimostrano …

ETICHETTA: Overdub Recordings

 

ANNO DI NASCITA: 2016
LOCALITA’: FIRENZE (ITA)

MEMBRI BAND:

  1. Lorenzo Marsili – voce, chitarra
  2. Francesco Utel – chitarra e cori
  3. Niccolò Pizzomano – basso
  4. Francesco Nucci – batteria e campionamenti
  • 90% 90%
mojoshine
  1. Vuoto (2:26)
  2. La lente dell’odio (4:26)
  3. Greta (5:34)
  4. DMA (4:06)
  5. Abissi (6:05)
  6. Canzone del sole (2:46)
  7. Mattine grigie (6:37)
  8. Stasi (5:30)
  9. Trieste (La casa vuota) (6:17)