I Kyuss si sono affacciati nel panorama alternative degli anni novanta proponendo un genere di musica molto rovente che miscela il sound più heavy del rock con componenti acid e psichedeliche; dello stoner rock (questo è il nome coniato per il loro sound) rimangono gruppo guida e pionieri, ma la loro storia ufficiale si ferma proprio negli anni novanta, quando in quattro album si firmano tra coloro che hanno reinventato il modo di suonare il rock.

Josh Homme, John Garcia, Nick Oliveri e Brant Bjork, il combo storico della band, manda alle stampe questo secondo album, in pieno periodo grunge, riuscendo comunque a resistere alle tendenze dell’epoca che avevano cominciato a minare alcuni scenari musicali, tra i quali quelli dell’heavy rock e dello street rock.

Con lo scioglimento della band, lo stile non muore, ed ancora oggi, seppur con contaminazioni attuali, lo stoner rock ha ancora molti seguaci che lo interpretano sopratutto nelle produzioni più underground, ma senza imporsi ad alti livelli.

Blues for the red sun è un lavoro che si ascolta dall’inizio alla fine in un’unico viaggio psichedelico. Forse oggi potrebbe sembrare scontato nelle intenzioni, ma nella sua epoca presentava passaggi molto originali.

L’epica Freedom Run attesta il contenuto pregevole dell’album, affiancandosi ad altre ottime composizioni come l’iniziale Thumb, la nervosa Green Machine, la psichedelica 50 Million Year Trip, il blues malato di Thong Song.

Il Blues dei Kyuss scorre grintoso su ogni pezzo, offrendo alle torride composizione un approccio del tutto personale, un marchio di fabbrica inconfondibile. La veloce Alien Wrench e la lunga Mondo Generator portano a conclusione un album che non lascia respirare l’ascoltatore, lo mantiene in una dimensione parallela, liberandolo solo alla fine…. è un lungo caldo e disorientante trip sonoro, tra duelli chitarristici e ritmi incalzanti.

I Kyuss rimarrano i Kyuss anche negli album successivi: Welcome to Sky Valley e il successivo … and the Circus leaves Town sono album gradevolissimi, ma a parte una produzione più curata, il sound non aggiunge quel quid che è particolarmente evidente in Blues for the red sun.

Josh Homme grazie ai suoi Queens of Stone Age, riuscirà a recuperare, rielaborandoli, alcuni aspetti importanti del sound dei Kyuss e li valorizzerà compiutamente nella sua nuova band che ancora oggi rimane un pezzo importante del rock attuale.

Probabilmente la miscela sonora dello stoner rock non può uscire facilmente dagli schemi che l’hanno originata, motivo per il quale di questo genere se ne è sentito parlare sopratutto negli anni novanta e difficilmente se ne sentirà parlare tra le grandi tendenze rock in futuro, ma quella produzione così intensa e imprevedibile dei Kyuss rimarrà fondamentale per il rock moderno come lo è stato il grunge.

Il Blues for the red sun dei Kyuss è un momento importante, un modo nuovo di re-interpretare la letteratura rock degli anni 70; probabilmente è stato un lavoro poco considerato da critica e pubblico di allora, visto che l’ascoltatore di musica rock di metà anni novanta era ormai orientato a scoprire il sound del nuovo secolo, Quello dei Kyuss è comunque un Blues degno di nota, al di là del tempo e delle tendenze e quindi si deve riconoscere loro un posto di tutto rispetto come band rock fondamentale.

  1. Thumb – 4:41
  2. Green Machine – 3:38
  3. Molten Universe – 2:49
  4. 50 Million Year Trip (Downside Up) – 5:52
  5. Thong Song – 3:47
  6. Apothecaries’ Weight – 5:21
  7. Caterpillar March – 1:56
  8. Freedom Run – 7:37
  9. 800 – 1:34
  10. Writhe – 3:42
  11. Capsized – 0:55
  12. Allen’s Wrench – 2:44
  13. Mondo Generator – 6:15
  14. Yeah – 0:04