Bruce è Bruce … non si discute!

Ogni suo disco è un marchio di qualità, un insegnamento di vita, un impronta lasciata nel panorama musicale…. è un’artista che si ama follemente, ma può anche non piacere per il suo modo personale di misurarsi con la musica rock.

Nel 1984 Bruce raggiunge la maturità artistica con Born in The Usa, che diventa un disco fondamentale e per lui, probabilmente il sigillo al suo talento artistico, dopo una ascesa iniziata con Born to Run e dischi qualitativamente eccelsi e profondi tra i quali The River e The Darkness on the Edge of Town.

Con Born in The Usa si consacra come il Boss, Lui, capace di descrivere con i suoi personaggi l’America di quei tempi (era l’America superpotenza di Ronald Reagan) tra miti e disagio sociale ad est ed ad ovest degli Stati Uniti, descrivendo gli aspetti essenziali di questa terra con la sensibilità del ragazzo del New Jersey che ha cercato con determinazione, riuscendoci, la strada giusta per affermarsi attraverso la musica.

La title track (primo pezzo dell’album) innesta subito forti emozioni, ciò lascia intendere le intenzioni del rocker. Una miscela di batteria e tastiera introduce il pezzo, che racconta del Vietnam e dei suoi veterani, crudo e potente, intriso ancora della sofferenza degli USA per questo conflitto; la voce potente di Springsteen viene supportata a dovere dalla E Street Band, il ritornello è coinvolgente e rimane subito impresso.

Born in The Usa diventerà nei suoi concerti e tra i suoi pezzi, un vero e proprio cavallo di battaglia, Springsteen si divertirà a presentarne versioni nuove e originali, un pezzo che farà capire a tutti, da allora in poi, gli ampi confini della sua dimensione rock, la capacità di coinvolgimento della sua musica, dalla produzione più intimistica a quella più provocatoria.

L’album nella sua interezza si sostiene con una produzione curatissima, che piace ail’ascolto raffinato del periodo, caratterizzato dall’esplosione della new wave e da un panorama rock che sacrifica in molti casi il suono vigoroso delle chitarre, con le tele armoniche tessute dai sintetizzatori. Il Wall of sound della prima discografia del boss si evolve e si rivoluziona, si rinnova e si ripulisce.

Oltre la citata title track troviamo brani di grande impatto, dall’andamento molto vivace, che fanno capire subito che ci troviamo di fronte ad una collezione di canzoni con toni abbastanza differenti dagli album precedenti. Con Glory Days, Working on The Highway, Cover Me si continua a descrivere l’America e la sua quotidianità, ma ora Springsteen, uomo maturo, riesce a tracciare nelle sue storie contorni più curati e definiti.

Nell’album ci sono poi quei pezzi che rendono Springsteen, il Bruce Springsteen che la scena rock mondiale ha imparato a conoscere al di là di ogni preferenza, al di là della meno conosciuta produzione precedente e quella meno fortunata successiva.

Ci sono tra le altre Downbound Train, Dancing in The Dark e la soffice ballata I’m on Fire ad attestare la validità di questo disco, simbolo per molti del pensiero e della musica Springsteeniana, anche se sostenuta da una buona dose di superproduzione, di moda all’epoca, e che sicuramente non è passata inosservata ai fan della prima ora, abituati ad un Bruce impetuoso, immerso nel suono tempestuoso di emozioni, spesso incontrollate e dal Wall of Sound caratteristico dei suoi primi album.

Bruce Springsteen - Born in the Usa
  1. Born in the U.S.A. – 4:39
  2. Cover Me – 3:26
  3. Darlington County – 4:48
  4. Working on the Highway – 3:11
  5. Downbound Train – 3:35
  6. I’m on Fire – 2:36
  7. No Surrender – 4:00
  8. Bobby Jean – 3:46
  9. I’m Goin’ Down – 3:29
  10. Glory Days – 4:15
  11. Dancing in the Dark – 4:01
  12. My Hometown – 4:33