Il disco è un EP, ma tranquillamente può essere considerato il naturale successore dell’album dell’esordio di qualche anno prima, quel Pretty Hate Machine , che annunciava, anche se in lontananza, le intenzioni “industrial” del gruppo della Pennsylvania.
Già dal vivo, il gruppo aveva reso più “violente” le composizioni dell’album d’esordio che apparivano molto orientate su un sound elettronico: era chiara quindi l’intenzione di Reznor di rientrare in studio per lavorare con sonorità diverse a Broken, più granitiche, arricchite dal suono di chitarre distorte.
Pinion è un intro cupo e silenzioso, scalda i motori per la successiva Wish, dove riff violenti e ritmo serrato creano uno scenario energico per un ritornello che rimane impresso al primo ascolto: “Wish there was something real wish there was something true”. Last e Happiness in slavery superano positivamente l’approccio dei NIN in territorio specificatamente industrial-metal.
Con Gave up il ritmo è serratissimo, la batteria crea la melodia per i testi di Reznor, poi le chitarre disegnano lo spazio per il ritornello in maniera impeccabile: pezzo di pura energia.
L’album si chiude con due cover Phisical di Adam and The Ant e Suck di Pigface, ghost tracks sulla versione cd alle tracce 97 e 98 (dopo vari secondi di silenzio), e distribuite su supporti separati in altre edizioni. Anche in questo caso le interpretazioni sono di livello e si armonizzano con l’energia e lo stile dell’Ep.
Broken è l’anticamera del capolavoro, quel The downward spiral che firmerà il talento conpositivo di Reznor e il suo concetto di fare musica. Broken non è un semplice Ep ma un progetto importante dove suoni sintetici e metallici si fondono con suoni reali, dove ogni singola nota è lavorata per prendere una precisa collocazione (si ricordi anche Fixed, Ep successivo nel quale i brani verrano destrutturati in nuove composizioni anche dagli stessi artefici di Broken).
I Nine Inch Nails dimostrano con questo secondo lavoro di essere pronti per offrire al rock e alle sue sperimentazioni moderne, un nuovo modo di concepire la musica, musica adrenalitica e coinvolgente, spettacolare e mai scontata, anche nella riproduzione live: proprio sul palco infatti, i Nine Inch Nails dimostreranno che batteria, basso e chitarra possono essere utilizzati efficacemente con strumenti altamente sintetici e tecnologici.
- Pinion – 1:02
- Wish – 3:46
- Last – 4:44
- Help Me I Am In Hell – 1:56
- Happiness in Slavery – 5:21
- Gave Up – 4:08
- Physical – 5:29
- Suck – 5:07