Overkill esce nel 1979, in un periodo di forti cambiamenti musicali; il rock degli anni settanta ha portato molte idee, ha affermato molti nomi, ha lasciato alla storia tanta musica, ma ha portato anche molti cambiamenti. Esplode il punk e c’è una band in Inghilterra, i Motörhead, che cerca conferme con il secondo lavoro, dopo un primo debole omonimo album, in parte collezione di pezzi già lavorati, appartenenti al periodo in cui Lemmy militava negli Hawkwind. i Motörhead prendono al volo l’occasione a loro concessa dalla Bronze Records e si accordano per la pubblicazione in tempi brevi di un nuovo album. Lemmy Kilmster, Eddie Clarke e Phil Taylor, in pochissimo tempo realizzano il lavoro che sarà il primo dei loro capolavori, assieme a “Bomber” e “Ace of Spades”. “Overkill”, prodotto da Jimmy Miller, noto per aver contribuito ai principali lavori dei Rolling Stones nel periodo tra il 1968 e il 1973, è considerato tutt’ora una sorta di “bibbia” del genere heavy, un riferimento per il rock, quello tosto e sporco, degli anni ottanta e novanta. La title track è il primo dei dieci brani che compongono il disco, ritmo martellante su doppia cassa, chitarra incalzante e basso furioso, pezzo importante non solo per i Motörhead, il primo classico dell’album, un punto fermo nella storia del rock. Con “Stay Clean” si rallenta ma di poco, rimangono i ritmi elevati e riff poderosi per un buon pezzo sospeso tra hard rock ed heavy e con il basso di Lemmy che si firma con un assolo a metà brano; è un classico dal vivo. “Pay your Pace” si avvolge di echi blues, con chiare contaminazioni hard rock spinte da assoli ben fatti. Un riff di basso introduce invece “I’ll be your sister”, dove le venature del suono sembrano più attuali e punkeggianti; una canzone, a detta di Kilmster, che avrebbe voluto interpretata da Tina Turner. “Capricorn”, “No class” e “Damage Case”, tornano ad esplorare sentieri blues, superandoli secondo una nuova concezione di fare rock n’ roll, naturalmente lo stile di Lemmy e degli altri due Motörhead è inconfondibile, i ritmi ed l’energia non lasciano respiro. La bella “Tear ya Down” incalza con un riff tra rock e punk, gli assoli di Clarke, spezzano l’incedere del brano che scorre nervoso e accattivante: è chiara l’impronta heavy, un’inpronta meno insidiosa rispetto a quanto ascoltato fino a questo punto. Con la quasi ipnotica “Metropolis” e “King of the limb”, torniamo a composizioni che sanno di puro rock n’roll, ma nelle quali è sempre presente l’inconfondibile energia del basso di Lemmy, la micidiale ritmica di Taylor e i taglienti fraseggi sulle sei corde di Clarke. Un disco acerbo, visto la sua veloce realizzazione, ma ben strutturato, potente ed efficace: un disco senza pensieri e senza strategie, diretto. E’ nato assieme alla corrente New Wave of British Heavy Metal, che in Inghilterra avrebbe portato all’esordio di band fondamentali come Iron Maiden, Saxon, Def Leppard, ma che non influenzò il sound dei Motörhead: essi rimasero una realtà a se stante, sospesa tra il punk, il rock n roll, l’heavy e l’hard, insomma una miscelazione di generi che porto i tre a diventare poi padrini del genere heavy e dare spunto al trash metal: innegabile però il loro approccio spesso blues e rock n’ roll nelle loro composizioni… e poi c’è il punk e l’impronta, l’attitudine e lo stile del bassista di Stoke-on-Trent che rimane inconfondibile. I Metallica da questo album hanno ripreso due canzoni, “Overkill” e “Damage Case” e le hanno inserite nel loro “Garage Inc.” del 1998 (ci sono anche altri due pezzi dei Motörhead), celebrando il gruppo con un tributo corposo nella loro raccolta di cover; è la dimostrazione che i Motörhead sono stati fondamentali nella realtà dell’hard and heavy e nei gruppi che si sono affermati successivamente sono rimasti imprescindibili. La caratura dei tre è sopra la media, ed in un periodo abbastanza disordinato dal punto di vista musicale (gli ottanta avrebbero spento per un po’ i riflettori sul classico rock per aprire a sottogeneri ed elettronica), si sono fatti strada, con un’attitudine fuori dal comune ed un energia che rimarrà negli anni il loro marchio di fabbrica.

  1. Overkill – 5:12
  2. Stay Clean – 2:40
  3. (I Won’t) Pay Your Price – 2:56
  4. I’ll Be Your Sister – 2:51
  5. Capricorn – 4:06
  6. No Class – 2:39
  7. Damage Case – 2:59 
  8. Tear Ya Down – 2:39
  9. Metropolis – 3:34
  10. Limb from Limb – 4:5